giovedì 25 febbraio 2016

Meryl Streep sull'Huffington Post

Sul sito web dell'Huffington Post è comparso oggi un articolo scritto da Meryl Streep a riguardo della polemica esplosa un paio di settimane fa circa la frase "We are all Africans" (Siamo tutti Africani).

Cerco di riassumere l'accaduto. Il giorno dopo la conferenza stampa a Berlino (trovate tutto qui, conferenza stampa inclusa) i giornali americani, e di conseguenza il popolo di Twitter, si erano scatenati contro la Streep rea di aver sminuito la questione della mancanza di membri "non bianchi" nella giuria con un "Siamo tutti Africani", come dire: "non importa se non ci sono membri di colore, tanto arriviamo tutti dall'Africa". L'assurdità sta nel fatto che quella frase è stata non solo decontestualizzata ma anche attribuita come risposta a una domanda che alla Streep non è stata mai fatta.


 La domanda sulla mancanza di diversità nella giuria era stata fatta all'attore Lars Eidinger il quale aveva risposto e non risposto dicendo che la mancanza di persone di colore era stato un caso e non un fatto voluto. Solo successivamente un giornalista de Il Cairo aveva chiesto alla Streep: "C'è un film in concorso che rappresenta la Tunisia, il mondo arabo e l'Africa. Come vedi questa parte del mondo? E' facile per te comprendere quella cultura? E, infine, guardi film arabi?". Meryl Streep ha risposto a questa domanda come segue: "Si, ho appena visto un film intitolato Theeb che mi è piaciuto molto. Ho visto Timbuktu  di recente, ma non conosco molto del Medio Oriente anche se ho interpretato molte persone diverse di molte culture diverse. La cosa che ho notato è che c'è un nucleo di umanità che viaggia attraverso ogni cultura. E, dopo tutto, noi siamo tutti Africani in origine. Siamo tutti Berlinesi, siamo tutti Africani in realtà. Abbiamo un critico nella giuria, abbiamo un regista in giuria, abbiamo attori, una fotografo, un direttore della fotografia; persone che guarderanno cose diverse nei film, ma siamo esseri umani, e i film sono un'esperienza emotiva. Prenderemo le decisioni in base a cosa dice la testa, ma ci legheremo prima di tutto con il cuore".

Nell'articolo sopracitato la Streep mette in chiaro come sia triste e ingiusto che quello che è apparso della Berlinale sui giornali statunitensi siano le sue "cinque parole alla conferenza stampa" e non i film che hanno vinto. Ribadisce poi che "Non stavo minimizzando le differenze, ma enfatizzando la connessione invisibile che l'empatia ci permette di creare, una cosa così importante nel fatto di essere umani, e cosa può fare l'arte: trasmettere le esperienze degli altri". L'intero articolo lo trovate a questo link.

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